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Studenti cacciati. Contraddizioni di una città “universitaria”

Riportiamo i 2 comunicati di 2 associazioni che fanno parte dell’asilo occupato, in relazione all’espulsione di 9 studenti dalla Campomizzi.

Comunicato del 3e32 (www.3e32.com)
Passare la notte nei container messi a disposizione dalla Protezione Civile. Non è un brutto ricordo del passato, ma assurda attualità. Nove studenti universitari, fino a qualche giorno fa residenti all’interno della Caserma Campomizzi, sono stati espulsi dallo studentato e hanno dovuto passare la notte in un container. Il motivo dell’espulsione? Una sigaretta in aula studio. Il direttore amministrativo dell’Adsu Luca Valente ha disposto l’espulsione degli studenti, dopo aver ricevuto la segnalazione del ‘grave reato’ in cui erano incorsi. Pensiamo che sia un chiaro abuso da parte dell’Agenzia per il Diritto allo Studio, che avrebbe potuto semplicemente applicare la legge (gerarchicamente superiore ai regolamenti interni alla struttura), multando gli studenti sorpresi a fumare. Non è superfluo poi ricordare che tale decisione è maturata all’interno di una città “universitaria” nella quale da due anni vengono abbandonati gli studenti, non viene fornito un adeguato numero di alloggi ai fuori sede e vengono tagliati i fondi regionali per l’erogazione delle borse di studio. In un territorio dove, tra l’altro, l’illegalità è regina, tra tangenti, appalti, casalesi e crolli annunciati.
Agli studenti è stata quindi revocata l’assegnazione dell’alloggio, della borsa di studio di cui necessitano per vivere e addirittura vengono richieste loro retroattivamente le rate già erogate delle borse di studio. Sono contraddizioni inaccettabili all’interno di una comunità che da anni si riempie la bocca di retorica sull’importanza degli universitari al fine della ripartenza economica della città.
Gli studenti coinvolti stanno per intraprendere azioni legali, assistiti dall’avvocato Della Vigna. Chiediamo la revoca immediata delle espulsioni degli studenti da parte dell’Adsu aquilana, auspichiamo una presa di posizione forte da parte delle istituzioni cittadine preposte, come il Comune e l’Università. La città è il futuro degli studenti, gli studenti devono essere il futuro della città.

Comunicato del Collettivo Reset (collettivoreset.noblogs.org)
Come studenti e studentesse universitarie ci sentiamo indignati di fronte alla decisione del Direttore dell’ADSU, Luca Valente, di espellere dalla casa dello studente, nell’ex caserma Campomizzi, otto studenti (di cui cinque stranieri) per una violazione al regolamento interno della struttura. Il provvedimento prevede, oltre alla revoca del posto letto, anche la sospensione della borsa di studio con valenza retroattiva. Contestiamo l’eccesiva severità di questo provvedimento rispetto ai fatti accaduti. A quasi due anni dal sisma, l’unica soluzione residenziale offerta dall’ADSU è stata per questo anno accademico l’utilizzo di una caserma e nell’anno precedente degli alloggi della Reiss Romoli, risultati, dopo un anno intero di permanenza, inagibili. La struttura Campomizzi è condivisa con alcuni cittadini sfollati e all’interno della stessa non esistono né una mensa convenzionata né una cucina, né un numero adeguato di spazi comuni, relegando la vita sociale dei residenti, studenti e non, a quella di una caserma.
Da studenti e studentesse esprimiamo la nostra solidarietà per questi ragazzi. Riteniamo inaccettabile che di fronte allo stato di difficoltà in cui versano il nostro ateneo e questa città l’ADSU decida di espellere gli studenti, invece di affrontare i veri problemi che questi vivono quotidianamente. L’istituzione universitaria non ha preso un’adeguata posizione a tale riguardo mostrando un disinteresse ormai non nuovo, e i nostri rappresentanti non si sono curati finora della vicenda.
Gli studenti, più volte chiamati ad essere la chiave di volta della rinascita di questa città, si ritrovano a dover pagare sulla propria pelle le deficienze strutturali e regolamentarie dell’ADSU e di conseguenza delle amministrazioni locali e regionali, in quanto esse stesse responsabili del diritto allo studio.

Sabato 12 Febbraio 2011 tutti uniti, in uno spirito unitario, solidale e antifascista

Sabato la nostra città ospiterà una manifestazione promossa da Casa Pound.

La preoccupazione dei cittadini e delle cittadine democratiche e antifasciste è sicuramente più che lecita e dettata dai numerosi fatti di violenza che hanno caratterizzato iniziative promosse dagli adepti a quell’organizzazione. Si tratta della destra più becera, violenta, razzista e omofobica, che promuove politiche fondate sulla discriminazione, l’esclusione, la sopraffazione.

La preoccupazione è doppia se consideriamo che la manifestazione si terrà a poche decine di metri da uno spazio occupato il mese scorso per essere restituito alla città attraverso iniziative culturali, sociali e ricreative che già da qualche settimana vedono la partecipazione di tantissimi nostri concittadini; uno spazio abitato da tante realtà diverse tra loro ma che hanno tra i loro comuni denominatori un chiaro ed inequivoco senso dell’antifascismo.

Usare il centro della nostra città come una passerella e usare l’ennesima strumentalizzazione di avvenimenti storici sono azioni che non possono passare sotto silenzio. Questi i motivi che ci hanno indotto a promuovere una giornata di presidio e di informazione per difendere due luoghi liberati della città. Sabato organizzeremo un pranzo sociale all’interno dell’Asilo Occupato in Via Duca degli Abruzzi; nel pomeriggio ci saranno proiezioni, dibattiti e mostre, e dopo la cena un concerto. Contemporaneamente a CaseMatte ci sarà un’arrostata e a seguire una proiezione.

Invitiamo tutte le nostre amiche e i nostri amici, le compagne e i compagni dell’Aquila e delle altre città, le persone che condividono i nostri percorsi e i nostri timori e apprezzano esperienze come quella dell’Asilo Occupato ad essere insieme a noi nella giornata di sabato, in uno spirito unitario, solidale e antifascista.

RIPRENDIMOCI IL FUTURO SE NON ORA QUANDO

Oggi 22 Gennaio 2011 Abbiamo deciso di aprire lo stabile in viale duca degli Abruzzi 4. Un edificio in buone condizioni ma inspiegabilmente in disuso dal 6 Aprile 2009.

In questo momento lo stiamo occupando per renderlo da subito uno spazio a disposizione del territorio

Qui vogliamo realizzare nell’immediato servizi e attività. Qui vogliamo costruire uno spazio che da subito svolga la funzione di laboratorio sociale, culturale, artistico e politico. Qualcosa di cui la città ha disperatamente bisogno per ripartire davvero in comune.

Abbiamo deciso di farlo autonomamente perché non possiamo continuare ad aspettare che il tessuto sociale di questa città seguiti inesorabilmente a lacerarsi a causa dell’immobilismo delle amministrazioni e all’affarismo di questa politica.

Dopo aver ricevuto dalle istituzioni solo vane promesse non ci fidiamo più. Questa volta ci siamo fidati del nostro istinto seguendo l’esigenza che ormai abbiamo fortissima di esserci, fare, desiderare, incontrarci, conoscerci, vivere.

Non possiamo più permetterci di trattenere le energie fresche e nuove che abbiamo a disposizione. Non possiamo più aspettare!

Era il momento di farlo. E l’abbiamo fatto. perché non vogliamo andarcene da questa città.

Cosa vogliamo fare
Stiamo aprendo da subito un’aula studio, una biblioteca, una sala multimediale, una mensa, una sala cinema, la sede sede una web radio, una palestra popolare, un urban center per ospitare materiali e dibattiti sulla ricostruzione. Ma è solo l’inizio! Abbiamo bisogno delle idee, dei progetti e dei sogni di tutti, per realizzare progetti concreti che nascano dai reali bisogni della collettività. Dacci una mano ad aprire questo spazio polifunzionale nel centro della città.

Chi siamo
Siamo cittadini senza città e diritti; siamo giovani che vogliono lottare senza arrendersi per ricostruire il proprio futuro; siamo studenti e studentesse che pretendono di tornare a studiare in una città che li accolga meglio di prima e che non si riduca a un centro commerciale. Siamo uomini e donne che trovano la loro forza e la loro unità nel bisogno di avere spazi di socialità, luoghi di confronto e di costruzione di vita reale.